“5+5 saranno sempre le tue mani. Il delitto perfetto è vivere occultando le prove.“
Il suo no tuo nò nella stanza. La predi letta, la figlia a lungo at(te) sa. Quel giorno però era stato il suono ad entrare nella stanza. La vide di spalle seduta al piano che intonava una triste melodia. Era la prima volta che la vedeva suonare.
Senza neppure voltarsi la richiamò a sé. Riprese con rapidi solfeggi scuotendo l’aria con le mani, senza tempo, mentre la voce accompagnava la musica con la narrazione della sua vita. Un sentimento profondo e misterioso intrecciava le nostre esistenze,
l’ una ancora inconsapevole del futuro che l’attendeva e l’avrebbe raggiunta, l’altra rassegnata per un passato tiranno che le aveva strappato l’infanzia e le sue a(spira)zioni. Fu così che, chiusi gli occhi, mi lasciai trasportare dalle note, nel sogno di un’esistenza incompiuta. L’anima sa. Era Il suo, un istinto infallibile per la cura e la conoscenza dell’animo umano… Si fece a un tratto lontana, irraggiungibile. Poi, con voce calma, esclamò: “Forse nella prossima vita studierò Freud.”
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